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I Portali : Chiasso

Si è già parlato in altre occasioni del discorso storico dei portali di Riva, ovvero del fatto che egli abbia superato la spaziatura geometrica in riquadri a vantaggio di una stesura unica del discorso figurativo.
Il portale in bronzo della Parrocchiale di Chiasso (Svizzera Italiana), chiesa di San Vitale Martire, realizzato nel 1967, è il coronamento e il punto di arrivo di un lungo studio fatto dallo scultore sui portali: una ricerca passata attraverso una struttura dapprima, come si è detto, impostata ancora tradizionalmente sui ‘quadrotti’, nella Parrocchiale di Diano Marina (Imperia, 1956, in rame, sbalzo e cesello);  schema rigido a riquadri che viene, invece, superato in modo estremamente personale nell’altro portale di Diano Marina, realizzato nello stesso anno per il Santuario di Nostra Signora della Rovere, dove Riva mise a frutto l’esperienza dell’unicum narrativo ideato nella Via Crucis di Madrona pochi anni prima (1952-’53).

Scrive Luciana Macera in merito al portale di Chiasso nell’articolo pubblicato sulla rivista “Periscopio” già citato a proposito delle sculture degli anni 1956-’58 :
“… geniale nella modulazione di un piano che non è rigido ma flessibile, e dal quale la figurazione emerge per accenni e suggerimenti plastici”.
Se il portale del Santuario di Diano Marina aveva un’impostazione simmetrica nella distribuzione delle “storie” della Madonna, il portale di Chiasso è invece risolto più liberamente, con le figure che dal piano escono nel vuoto, e con la composizione studiata per una doppia lettura, a battenti chiusi e a battenti aperti.


Per descriverlo useremo gli appunti manoscritti dello stesso scultore (ora nel quinto faldone, dal titolo “Memorie e pensieri”, della catalogazione della sua opera): “Ho concepito e modellato la porta maggiore delle Chiesa Arcipretale di Chiasso ispirandomi ad un criterio personale che ritengo assolutamente nuovo. La porta non è chiusura ma apertura. Non separa freddamente l’interno dall’esterno, ma introduce, invitando all’interno.
Quindi: concetto, ispirazione artistica, tema, modellato, tecnica esecutiva sono animate dall’esposto criterio. La porta-apertura invita il fedele a meditare e gustare, avviando all’intimità religiosa con Dio, quanto il linguaggio artistico propone e suggerisce mediante il prestigio plastico”.


Quanto al tema, ho scelto, per l’accesso principale alla basilica,tre balenanti testimonianze della divinità e della missione di Gesù, i Miracoli, che riepilogano dottrinalmente il Mistero di Gesù, il Dio-Uomo:
La guarigione del paralitico: Gesù Salvatore di ogni uomo
La moltiplicazione dei pani e dei pesci: Gesù Santificatore eucaristico di ogni uomo
L’Ascensione di Gesù: Gesù Glorificatore di ogni uomo e dell’intera umanità.”


Il modo di esprimersi di Eli Riva è a sua volta interessante; troviamo sulla stessa pagina:
Le dimensioni delle figure variano da un metro a un metro e trenta, onde ottenere una nuova dimensione a confronto di un troppo piccolo, che sarebbe troppo e solo descrittivo, e di un troppo grande, che riuscirebbe massoso e caricaturale”.



Erano previste delle porte minori, laterali, come si evince dalle sue stesse parole:
La porta maggiore inneggia a Cristo Salvatore-Santificatore-Glorificatore, e troverà il suo compimento didascalico nelle Parabole – adombramento e delucidazione della Sua dottrina – che formeranno i temi evangelici delle porte minori.
Così Cristo sarà cantato - come Persona e Dottrina – nei bronzi delle porte-aperture: possente invito per un incontro immediato con Lui in Ecclesia”.

Nel terzo gruppo si raffigura, in prima frazione, un gruppo di Apostoli e discepoli: assorti e quasi spasimanti nel brivido del distacco; nella seconda frazione si esprime plasticamente, per quanto traducibile in arte, lo stupore dei contemplanti in una visione di grande luce: ‘Io sono la luce del mondo’.


Il tema svolto è quello della Fede e della testimonianza attraverso il Miracolo (miracolo nella natura, miracolo nello spirito, miracolo in atto). Nelle porte laterali sarà quello della testimonianza attraverso le Parabole”. (…)
Quanto alla tecnica di realizzazione, sarà plastica a basso rilievo per i due gruppi integrali di base e di centro. Per il terzo gruppo sarà impiegato un plasticismo leggermente aumentato, quasi un altorilievo.”


Riportiamo ora ampiamente da un articolo dell’epoca curato da Aurelio Bernasconi che intervistò Eli Riva per “Il Giornale del Popolo” di Lugano, quotidiano cattolico della diocesi, il 27 giugno 1967, in occasione dell’ inaugurazione celebrativa del portale:
Il nuovo portale della Chiesa Parrocchiale di Chiasso – a tema unico facilmente leggibile – si presenta come un grande affresco. Un affresco tracciato più che scolpito nel bronzo, tanto che le figure hanno una corposità appena accennata, che dal bronzo emerge a poco a poco quasi confusamente rilevando l’intimo e fecondo travaglio del Creatore”.


L’intervista di Bernasconi  iniziava con le parole dell’autore: “Ho provato con i soliti e tradizionali bozzetti e con le belle statuine in rilievo compunte e devote. Ma tutto è franato alla prova pratica. Bisognava raggiungere un certo momento plastico, una unitarietà fra ispirazione ed esecuzione, come unitaria è la vita. Faticosamente, giorno dopo giorno, ho scavato in me stesso, ho sfrondato, ho limato, ho atteso che finalmente il grande quadro della vita diventasse anche in me qualcosa di unitario, di concreto nella sua essenzialità. Si trattava di coglierne tutti i momenti, di assimilarli, di ridurli a uno solo, quello che veramente contava e che ne era la sintesi. La sintesi della vita, della natura, della materia e della morte: sublimata dallo spirito e dalla fede”

Continua Aurelio Bernasconi:  “Eli Riva ci parla lentamente, quasi misurando le parole, tanto che par rivivere quel suo intimo e gran travaglio, che gli ha procurato momenti di acuta angoscia.
Ho sentito di non farcela. Ho provato il sentimento umiliante della mia debolezza e della mia incapacità ad esprimere quel che a poco a poco stava per maturare dentro di me. Creda, il sentimento di non farcela, di essere impari all’opera affidatami, è stato forte, e ad un determinato momento addirittura angosciante.’ (….) ‘La scultura – ci ha detto ancora – fa parte di me stesso. E’ una esigenza della mia vita. Non è qualcosa impostomi  dal di fuori. E questo mi impedisce di essere ancorato a posizioni e a schemi prevalentemente scolastici. Scolpire è vivere per me’(…..)

Tutto questo era ben presente quando ho ricevuto l’incarico. Sono ormai trascorsi tre anni da allora. Non so se il mio lavoro piacerà. Ho cercato di creare un rapporto tra portale e piazza, di rispettare determinate condizioni ambientali, di rispettare l’esistente.’ (Teniamo qui a precisare che il principio del rispetto e dell’adeguamento all’esistente è stato sempre fondamentale per Riva; in questo caso si è trattato di introdurre il portale nella cornice barocca della chiesa, quasi esso dovesse essere accolto nella situazione consolidata della vecchia chiesa).

Non ho voluto le linee dure, ma ondeggiate, in un fluttueggiare che dia la sensazione della precarietà della materia e degli oggetti, per attirare l’attenzione su ciò che veramente conta: Cristo e il suo trionfo sulla morte’.”

Continua Bernasconi: “Nel portale domina l’uomo, con il suo cumulo di sofferenza, di dolore e di passione, ma anche coi suoi oggetti, il cibo di ogni giorno, la vita umana materiale e corporea. Ma oltre questa vita il Cristo posto lassù, in alto, al termine del grande viaggio fra la materia, l’uomo e il dolore, trionfa sulla morte e sul dolore; indica al testimone che assiste con muto e ispirato stupore al grande miracolo della Resurrezione  qual è la vera Vita, quella che trionfa sulla materia e sulla vita stessa.
La figura di Cristo, quasi avvolta in una nuvola, dalle linee sfuggenti e sfumate che danno al suo corpo un aspetto ideale, quasi ormai la materia fosse assorbita dallo Spirito, ben sintetizza lo spirito che ha mosso l’artista, che riconduce alle linee essenziali la vita, le forme, la materia.”

Bernasconi fa parlare Riva di nuovo della sua vita e della sua arte: ‘A quale corrente appartengo? A nessuna in particolare anche se mi sento in grado di cogliere tutti i momenti che uno strato di critica dice d’avanguardia.
Sento dentro di me la scultura, e voglio scolpire come sempre è stato fatto, in piena libertà artistica oltre che intellettuale e spirituale. Ho lavorato in centro Italia e a Como, ma quello di Chiasso è sicuramente un momento importante ed anche significativo della mia vita di artista: un momento al quale rimarrò sempre tanto legato’.

  Studi e disegni preparatori


Riportiamo ora un articolo dell’architetto Alessandra Bonfanti apparso sul quotidiano “La Provincia” di Como circa vent’anni dopo la realizzazione del portale (24 marzo 1985):
Una porta è un oggetto che mette in comunicazione due spazi, oppure li divide; quindi ha in sè una funzione e la sua negazione: il che la rende un oggetto ‘difficile’. La porta di Eli Riva nella chiesa di San Vitale a Chiasso è un portale, cioè una porta grande per un edificio grande: deve essere insieme diaframma e libro di storia.
Essa divide e rende comunicanti lo spazio del rito e quello della vita. In ogni istante deve dimostrare e sostenere questi ruoli.
Ciò che la distingue, e rende unica, è la totale unità del campo che contiene gli episodi.

La storia sale dal basso … - continua la Bonfanti - A destra il miracolo è già compiuto: del paralitico guarito resta soltanto la seggiola vuota e lo stupore moderato dello spettatore, che non si pone il problema di capire: il miracolo è.
Sopra di lui il paralitico ‘vola’ e si porta in alto le funi che lo legavano alla terra-sedia e insieme il cordone e lo spago, il ‘filo bianco dell’umana angoscia’.
La composizione quasi simmetricamente si volge e si assottiglia verso l’alto, perché lo spirito sale solamente.
L’apostolo solo (ma non ha paura) guarda, di fronte e quasi eguale, sull’altro lato della porta, il Cristo: nel massimo miracolo torna al Padre lasciandogli il dovere della nuova legge dell’amore da portare.
  A sinistra (ma quando la porta è chiusa non c’è quasi segno del taglio e l’unità e ricomposta) nell’angolo a terra i cesti ricchi e abbondanti, ricolmi di pani e di pesci:  in basso, vicino alla terra, perché soltanto prodotto del miracolo; altro è la causa.
Sopra a essi il miracolo sta accadendo: un bambino è arrivato e i pesci e gli altri, ammassati e fatti pesci, si chinano verso di lui; solo tornando bambini potranno capire.
Ancora più in alto e più al centro (l’ascesi è nel sommo momento) il Cristo si ritrae coi piedi nel bronzo. Solo il viso sporge fortemente, perché il Verbo sia chiaro e lucente.


Alla base della porta una fascia pulita e luminosa illumina dal basso il tutto: perché anche la terra ha luce e un fuoco nel cuore.
In un angolo è scritto Eli Riva 1967. (…) Vent’anni dopo la porta è bella, fresca e unica. Ogni tanto un punto di luce: carezze.
Il bronzo e la sua plastica vibrano.
La piazza antistante ha una pavimentazione unitaria e brutti lampioni a grappolo, effimere luci di una festa che vuole diventare permanente. Faretti nascosti nella pietra del selciato, solo luce e non oggetti, sarebbero più giusti’.
Quello che sarebbe il sagrato della chiesa è stato invaso infatti dalle installazioni luminose della vicina Banca UBS.”


LA CRISI DEL FIGURATIVO :  L’INFORMALE

Tutte le opere di Riva degli anni ‘60 che contemplano il disfacimento della forma e della superficie (ricordiamo, a solo titolo di esempio, la “Via Crucis” di Verano e quella di Monteolimpino ) preludono e preparano il portale di Chiasso .
Il piano di fondo del portale non è rigido: una esperienza già fatta nel pannello in bronzo “Il sogno di Giacobbe” collocato nella chiesa del cimitero monumentale di Como. E dalla movimentata superficie di bronzo le figure appena accennate sembrano emergere  (come da lontano) con linee non dure e incisive, ma morbide e fluttuanti. Il percorso dalla rigida rappresentazione relegata a contorni precisi, a quella di figure libere sulla superficie è completo.

I
l risultato non è stato facile e immediato. Lo dimostrano i molti studi in creta e in cera; i numerosi bozzetti, che sono testimoni della volontà di togliere, svuotare, pervenire a una sintesi ed unitarietà nella narrazione .
In un primo bozzetto in cera è visibile come, nelle prime intenzioni, la superficie del portale sia interamente occupata dalle figure;

il passaggio da questa visione affollata a quella definitiva con pochi personaggi non è immediato, ed è evidenziato chiaramente da un altro bozzetto.


Ho provato con i soliti tradizionali bozzetti …  e con le belle statuine in rilievo … ; bisognava raggiungere un certo momento plastico, una unitarietà tra ispirazione ed esecuzione, come unitaria è la vita." 


  Studi e disegni preparatori


  Particolari di altri bozzetti di studio in creta


Tre portali nella vita di uno scultore non sono pochi. E ci sia permesso ribadire un pensiero già espresso, e cioè come Riva sapesse muoversi a suo agio sia nel piccolo cesello sia nelle grandi opere; e come fosse però contrario al monumentalismo, come ribadiva spesso anche in interventi pubblici o sulla stampa.
Quando gli fu affidato il monumento relativo a Papa Innocenzo XI, Papa comasco, rese il monumento il meno monumentale possibile, aggrappandolo a cerniera allo spigolo di Palazzo Odescalchi. Così fece anche per il monumento, nell’Università dell’Insubria, a ricordo di Francesco Casati, fondatore della stessa Università, aggrappato a cerniera sulla colonna dell’atrio di ingresso che fa da perno alla scala. E così anche per il Monumento ai Caduti di Montesolaro, assolutamente senza base.