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I Portali: Parrocchiale di Diano Marina

Tre portali di Chiese, nella vita di uno scultore, non sono poca cosa. Due in rame sbalzato, eseguiti nel 1956 a Diano Marina (Imperia), e uno in bronzo, eseguito nel 1967 per la chiesa arcipretale di San Vitale Martire a Chiasso, nella Svizzera italiana.
Nel 1956, dunque, due commissioni importanti, fuori territorio, in Liguria: una riguarda il portale della Chiesa Parrocchiale di Sant'Antonio Abate a Diano Marina (di questa parliamo anche nel capitolo riguardante le "Viae Crucis", perché vi ritorna il tema caro all'autore dell'agonia del Cristo); l'altra, per il Santuario di Nostra Signora della Rovere (sempre a Diano Marina), si caratterizza per avere Eli Riva superato la tradizionale suddivisione in quadrotti dei portali, facendo tesoro dell' esperienza fatta con la "Via Crucis" di Madrona nel 1953 (Como, salita al Monte Bisbino), e anticipando la più tarda soluzione del portale della chiesa arcipretale di Chiasso (Svizzera, 1967), e cioé l'unicum narrativo.

Scriveva Alberto Longatti nell'articolo "Mistica umanità di Eli Riva", pubblicato in "Corriere della Provincia", Como in quello stesso 1956:
"A nostro avviso il giovane scultore Eli Riva per la sua stessa personalità fondamentalmente pregna di misticismo tranquillo e contemplativo, per il suo carattere dolce ma fermo, paziente, sicuro, è adatto in particolare a svolgere lavori di indole chiesastica.
Ecco l'arte sacra di Eli Riva: libera dagli schemi conformisti e dal pietismo, libera dalle durezze e dalle ispirazioni classicheggianti del primo novecentismo o dalle bizzarrie di una facile e voluta modernità, dalla presunzione di voler imporre uno stile nuovo, solo cosciente di voler dire una parola propria in senso morale. Libera perché aderente con umiltà e fede al soggetto.
La sintesi è essenziale nell'arte di Eli Riva, 'un massimo di espressione con un minimo di elementi formali'."


CHIESA PARROCCHIALE DI SANT'ANTONIO ABATE
Diano Marina, sulla via Aurelia.

In questo suo primo portale Eli Riva si attiene alla tradizionale suddivisione 'in quadrotti'. Citiamo dalla tesi di laurea di Lucia Mandressi: "Nei portali la rigida divisione delle scene in formelle quadrate ha radici antiche. Dai portali fiorentini di Andrea Pisano e Lorenzo Ghiberti essa ha dominato fino ad anni recenti, usata perfino da Giacomo Manzù in San Pietro e da Luciano Minguzzi nel Duomo di Milano."

Struttura rigida che Riva supererà di lì a poco nel seguente portale per il Santuario di Nostra Signora della Rovere. Continua Lucia Mandressi: "La libertà innovativa e creativa di Eli Riva lo porta a superare consapevolmente, per la prima volta nella storia, proprio questa suddivisione in spazi fissi."
"La scelta del soggetto non è imposta dalla committenza. E' proprio lo scultore a scegliere il tema della Via Crucis, tema che egli ritiene fondamentale per l'arte religiosa, quel Cristo sofferente ma fortemente dignitoso.
Riva, che si definiva 'cristologico', è profondamente colpito dal doloroso racconto dell'Uomo sulla via del Calvario.

Il portale è diviso in ventotto riquadri, distribuiti a loro volta in quattro strisce verticali di sette pannelli ciascuno.

Al momento della messa in opera esisteva già la struttura portante in legno, non è stato quindi possibile per lo scultore studiare una nuova ripartizione dello spazio. Egli si adegua così all'esistente.

Le due strisce interne presentano le quattordici stazioni che si svolgono in senso verticale; lateralmente si trovano i dodici apostoli, e nei due riquadri esterni della parte bassa sono raffigurati i Simboli della Passione.