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I Portali: Santuario di Nostra Signora della Rovere (Diano Marina)

Va innanzitutto notato come Eli Riva, in un'opera in corso di commissione, fosse rispettoso dell'ambiente e dell'esistente, riconoscendo e rispettando il valore più o meno storico dell'architettura in cui andava ad inserirsi.


Si accennava, in altra pagina, che nel precedente portale per la chiesa parrocchiale di Sant'Antonio Abate (sempre a Diano Marina) Eli Riva si era attenuto alla tradizionale suddivisione in 'quadrotti'. Scrive Lucia Mandressi nella sua tesi di laurea: “Nei portali la rigida divisione delle scene in formelle quadrate ha radici antiche. Dai portali fiorentini di Andrea Pisano e Lorenzo Ghiberti essa ha dominato fino ad anni recenti, usata perfino da Giacomo Manzù in San Pietro e da Luciano Minguzzi nel 1965 nel Duomo di Milano.”
Nel portale del Santuario di Nostra Signora della Rovere, raffigurante le Storie della Vergine, la libertà creativa e innovativa di Eli Riva lo porta a superare consapevolmente  - a quanto ne sappiamo per la prima volta nella storia – proprio la tradizionale suddivisione in spazi fissi prestabiliti, in quadrotti, facendo tesoro dell’esperienza già maturata  - nella “Via Crucis” di Madrona del 1953 – dell’invenzione di un  unicum narrativo, con la proposta di un discorso libero, unitario e continuo.

Questa soluzione narrativa unitaria verrà adottata poi nella più tarda porta bronzea della Chiesa Arcipretale di Chiasso (Svizzera, 1967) con una inventiva ancora più audace.

Qui la narrazione è suddivisa simmetricamente sui due battenti. I personaggi invadono, liberi, lo spazio, e si pongono simmetricamente sulle due ante.

Il portale descrive le "Storie della Vergine". Sono riconoscibili, rispettivamente a sinistra e a destra, in alto, la "Nascita della Vergine" e la "Nascita di Gesù".

In basso, di dimensioni più grandi, la "Annunciazione" occupa i due battenti (foto dopo e prima del restauro).




Al centro, a destra e a sinistra, la "Madonna Assunta" e la "Madonna Madre", con il Bambino in braccio.

Piu in basso, a sinistra, le "Nozze di Canaan", con i bicchieri ordinati in fila prospettica.

A chiudere il portale in basso, a grandi lettere, una frase già utilizzata in una "Annunciazione" risalente all'età giovanile: "Ed il Verbo si fece carne", chiaro riferimento alla scena dell'apparire dell'Angelo a Maria.

"Morte della Vergine"

Altri particolari


Va notato, infine, che nel portale del Santuario il bassorilievo è più corposo, ha maggiore spessore rispetto a quello della Parrocchiale.

Concludiamo riportando ancora le parole che Alberto Longatti scrisse nell’articolo “Mistica umanità di Eli Riva” in occasione della realizzazione di quest’opera (in “Corriere della Provincia” 30 luglio 1956):  “A nostro avviso il giovane scultore comasco Eli Riva, per la sua stessa personalità fondamentalmente pregna di misticismo tranquillo e contemplativo, per il suo carattere dolce ma fermo, paziente, sicuro, è adatto in modo particolare a svolgere lavori di indole chiesastica.
Ecco l’arte sacra di Eli Riva: libera dagli schemi conformisti e dal pietismo, libera dalle durezze e dalle ispirazioni classicheggianti del primo novecentismo, o dalle bizzarrie di una facile e voluta modernità, dalla presunzione di voler imporre uno stile nuovo, solo cosciente di voler dire una parola propria in senso morale. Libera perché aderente con umiltà e fede al soggetto”.

Disegni preparatori


Prima versione, poi scartata