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Scultura Seriale
"Rotori", 1978-80

La fantasia non ha limiti. I ‘Rotori’, circolari oggetti-mostri, di gelida durezza e lucentezza, falcate ruote della fantasia, meccanismi del pensiero”: Vincenzo Guarracino definisce così questa serie di opere di Riva nel suo articolo di recensione alla mostra dal titolo “Interlocutoria”, realizzata alla galleria La Colonna nel 1980.
 
 


E da un articolo, non firmato, apparso sul quotidiano “La Provincia” di Como l’8 novembre 1980: “I ‘Rotori’, in marmo nero di Varenna, sorta di rappresentazione plastica in movimento, staccatisi dalle precedenti composizioni di Riva, le ‘Arfalle’, hanno acquisito una loro libertà spaziale, che non ha più bisogno di una base; possono quindi muoversi materialmente, rotolare, tracciando solchi e facendo vibrare l’aria come meccanismi animati da una loro segreta vitalità”.
 
 
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Tutti in marmo, e tutti scolpiti, come sempre, a mano “a taglio diretto”, e levigati, i “Rotori” sono l’ultima produzione dello scultore realizzata in questo materiale che l’ha finora accompagnato da sempre.

Quello dei “Rotori” è stato un periodo breve. Raggiunto il ‘senza base’, che è uno degli assunti di tutto il percorso di ricerca di Riva, prima di lasciare definitivamente il marmo per il legno, egli si permette ancora qualche arditezza:


quel risvolto, quell’avanzo di marmo, non poteva evitarlo, anziché mantenerlo, obbligandosi a levigarlo?...
Allo stesso modo quel ‘cappuccio’ nell’“Architrave” del 1965, alla fine della lunga salita, quel ‘cappuccio’ che tiene il posto della voluta ionica e la traveste ironicamente, era necessario ? O non si tratta invece di elementi che danno la misura di quel gran virtuoso che era Eli Riva, del suo gusto di giocare nel marmo ? Il marmo fatto parola, come nel dettaglio ionico antico.



Ma torniamo ai "Rotori": "La fantasia non ha limiti....." (Vincenzo Guarracino)