ENG

percorso di navigazione

Taglio diretto

Eli Riva è stato ospitato, come suo primo laboratorio, in un luogo chiamato sostra (ora scomparso e sostituito da grattacieli), dove gli scalpellini, cosiddetti piccaprea in dialetto comasco, sapevano fare il tondo (paracarri), e il piano (lastre di granito). E certamente con uno scambio di valori manuali.
Di lì il passo fu breve, per Riva, verso lavori prodigiosi in marmo, a taglio diretto, come si è qui detto altre volte, e al limite del virtuosismo.

"Leviathan"

"Pistillo" e "Geometria"


"Senza titolo"


"Architrave"

"Rotore"

Scolpire a taglio diretto il marmo e il legno vuol dire  vedere entro il blocco. Con mazzuolo e scalpello come i marmorini antichi; senza modelli preparatori, e con il solo supporto di una preventiva indagine nel disegno, nel caso di Riva. Mai mandati modellini a Carrara, tranne che per qualche grande opera di commissione (c’è invece qualche scultore che vive addirittura a Carrara, Pietrasanta o dintorni).

"Flatus"


"Arfalla"
"Doppio Gancio"
"Senza titolo"


Eli Riva disegnava molto, addirittura mesi, come per i disegni che abbiamo chiamato “Nastri” e che preludono alle Fionde, oppure quelli che preludono alle Case degli Angeli.

Nastri

Case degli Angeli
 


Riportiamo le parole di Eli Riva tratte da una intervista realizzata dalla giornalista Marcella Continanza nello studio dello scultore, e pubblicata sul quotidiano “La Provincia” il 13 aprile 1984. La Continanza dà a Riva l’occasione per trovare le parole più adeguate a descrivere la propria specificità nel marmo, derivante dalla sua eccezionale manualità:
“…. C’è sul trespolo un abbozzo di scultura. Quando abbozzo una scultura – dice Eli Riva – vivo il momento più intenso perché nell’abbozzo velocemente si rivela l’immagine desiderata e nasce la tentazione di scoprirla. Il blocco ha già dato una idea per individuare lo spessore. Il momento della ricerca si fonde già insieme alla condizione del tronco. Quello che vuole essere immagine della idea di scultura si inserisce nella dimensione del volume, ed è il momento più intenso che poi viene elaborato e porta al momento espressivo desiderato”.

Così la Continanza: “Eli Riva ha lasciato da quattro mesi la pietra perché ha scoperto il legno, che è stato, come dice lui, dapprima attrazione semplice e poi clamorosa. Dice Riva: il legno fa parte della storia della scultura, come la pietra e il bronzo, che sono materie più precise. Ma il legno è stato usato sempre come materia per produrre scultura, mentre nel mio caso diventa protagonista.”

"Fionda Genix"

"Fionde"
"Moduli"

Per evidenziare il senso del taglio diretto e concludere ciò che abbiamo detto, ci piace pubblicare una immagine vera, dove si evidenzia il modo di operare dello scultore comasco sia nel marmo che nel legno.

E’ un abbozzo: sono evidenti i primi segni indicativi bianchi in gesso; è la prima ricerca per individuare i possibili canali (le possibili vie) di intervento dettate dal legno stesso. Togliere : la scultura è togliere, levare diceva Michelangelo. Disegnare. Togliere. Ridisegnare. In questo modo procede l’indagine fino al prodotto finito o soddisfacente.

"Fionda Solar"


Poi cominciano le sgorbie, le raspe, le lime se legno, per la rifinitura e levigatura; la bocciarda, gli smerigli di varia grossezza, infine la chiusura della superficie con pugnetti di piombo, se marmo. Ottenuta così la lucidatura, “non c’è bisogno della cera o altro. Basta l’acqua, uno straccio umido” diceva l’autore.

"Senza titolo"


"Dislocazione"
"Maternità"



  (Biblioteca di Como)