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Scultura prima del 1950






"Uomo seduto",
pietra molera, arenaria dolce,1948

(foto Verga)



E
li Riva, formatosi alla “bottega”, si distinguerà sempre per una forte manualità, per tutta la sua lunga vita lavorativa e affrontando ogni materiale.







Eli Riva al lavoro negli anni '80

 

 

 

Nel 1938 fu premiato ai "Littoriali del Lavoro" di Torino e nel 1939 segnalato ai "Ludi Juveniles dell’Arte" a Firenze. “Furono anche questi riconoscimenti a convincere Riva delle sue possibilità” (L.Cavadini).
“Affronta la materia direttamente con un coraggio da marmorino antico e leviga i volumi delle sue figure con wildtiana incontentabilità ….. Non il soggetto lo preoccupa ma la forma, il volume, la luce, i riflessi, l’aria, tutto ciò, insomma, che fa scultura e che aiuta a sublimare la materia bruta” (da uno scritto del 1950 di Mario Radice).


Ai lavori della giovinezza appartengono (segnaliamo soltanto le cose
non andate perdute) innanzitutto una piccola "Pietà" a mezzo busto
e un "San Francesco", entrambi in gesso (1946), ora molto degradati.


Il passaggio dal cesello alla scultura era stato per Riva un esito quasi 'obbligato', in quanto che nel suo cesello già si evidenziava come l'interesse fosse portato più al volume che alla grafia. Esito definitivo, per Riva che si definirà erede dei Magistri Cumacini, il passaggio dalla creta o plastilina, materie molli, alla pietra.


In pietra arenaria e a tutto tondo realizza una figura in ombra, "Uomo" (1947),





il "Bustino" e l' "Uomo seduto" (entrambi del 1948). Tutte opere scolpite "a taglio diretto" nella materia, dove è evidente la filiazione da Medardo Rosso nello “sfumato” o “non finito”, ispirazione che lo stesso Riva riconosceva esplicitamente, facendone motivo di appartenenza alla tradizione, come farà poi per il “romanico” o “comacino” della sua terra.




L
e suddette opere in pietra arenaria sono lasciate di bocciarda; questa è uno strumento piatto e dentellato, di passaggio fra le spigolature lasciate dallo scalpello
e la serie degli smerigli che lisciano e "chiudono" la superficie.