ENG

percorso di navigazione

"Ondine". Il 1952: ricerca volumetrico-spaziale

Il 1952 vede Riva impegnato nella ricerca, cui abbiamo accennato parlando delle ceramiche, del movimento nella scultura, con una propensione a dialogare con i “vuoti”. Le forme assolutamente compatte, tipiche del 1950, cedono a forme aperte, non solo nella ceramica (1951), ma ora anche nel marmo. E il marmo è lavorato sempre “a taglio diretto” e levigato, a mano. Valgano per tutte le “Ondine”, in marmo bardaglio.
E’ il periodo che gli esperti chiamano “alla Moore”, anche se Riva rifiutava questa attribuzione. Egli si ispirava piuttosto, dopo l’innamoramento per Medardo Rosso, alle sintesi formali e concettuali di Brancusi; amava i Suprematisti russi e, a proposito di Moore, diceva : “Io i buchi li faccio al posto giusto, non apro il petto” .

 

Scriverà Luciano Caramel : “Alieno alle mode e ai comportamenti omologanti, Eli Riva ha sempre intrapreso percorsi di ricerca con la tenacia della convinzione nelle proprie idee”.



“Due figure abbracciate”, marmo grigio
“Stele”, marmo di musso (atrio palazzo via Rubini a Como) Simile ad un’altra, analoga, stele collocata in via Vincenzo Monti 85 a Milano, ispirata ad elementi vegetali.


“Uomo che chiama dalle scale”, panchina antropomorfa, onice del Portogallo (ingresso palazzo P.zza Cacciatori delle Alpi 1 a Como)


A proposito di questo periodo stilistico di Riva scrive Luciano Caramel nel saggio critico inserito nel catalogo Electa del 1991 (p.16), realizzato in occasione di una mostra antologica organizzata dal Comune di Como nella Chiesa di San Pietro in Atrio: "In un secondo tempo, però assai prossimo, nel 1952, l'artista è attratto dalla dialettica di spazio interno all'opera e di spazio ad essa esterno, con nuova consonanza col lavoro di Henry Moore, come in mostra si può verificare in 'Ondine' ove non solo il marmo è aperto da incavi, più o meno profondi, o addirittura da fori, ma tutto l'insieme dell'opera è trascinato da questa tensione tra dentro e fuori, in un ritmico muoversi di fluenze plastiche, già affacciatosi nell' 'Assunta' (modello in gesso) poi realizzata in grandi dimensioni in rame sbalzato e collocata en plein air a Cima di Castello in Val Masino".
Tutto questo si ritrova anche nelle ceramiche. E il materiale facilmente plasmabile può essere stato anche l'occasione della nuova ricerca di quel gioco tra i 'pieni' e i 'vuoti' che abbiamo descritto attraverso le parole dell'illustre critico.


  Modello in gesso e la “Madonna Assunta”, realizzata in rame a grandezza naturale e collocata sulla sommità di Cima di Castello in Val Masino
 
  “Acrobata”, gesso