ENG

percorso di navigazione

Via Crucis di Campobasso, 1952




I
l tema della ‘Via Crucis’, il doloroso racconto dell’Uomo sulla via del Calvario, torna più volte nella produzione scultorea di Eli Riva, per volere di committenti: in marmo, in rame, in bronzo (qui descritto in "Arte Sacra / Viae Crucis").


La prima commissione di notevole importanza nella scultura è proprio la “Via Crucis” di Sant’Elia a Pianisi (Campobasso) del 1952: quattordici gruppi di marmo bianco di Carrara posti su alti piedistalli ai lati del viale che porta al convento dei Cappuccini (il convento di provenienza di Padre Pio), unitamente alla statua a grandezza naturale del Beato padre Raffaele.




Q
ueste sculture in marmo nascono nel pieno del periodo figurativo di Riva. Ma, come nota Lucia Mandressi nella sua tesi di laurea, notevole è la differenza tra i ‘gruppi’ che costituiscono le ‘stazioni’ nel viale e la statua di San Raffaele sopra la scalinata davanti all’ingresso del convento.

“Mentre nella statua del Padre Monaco lo scultore evidentemente persegue la somiglianza con la realtà,

le forme delle ‘stazioni’ della Via Crucis aderiscono invece già a quello che è il percorso linguistico di Riva, e cioè il suo stile dei primi anni ‘50. Forme sintetiche e arrotondate, quelle delle ‘stazioni’, stilizzate e appena accennate nei panneggi, mentre le pieghe della tunica del Santo ‘cadono’ in maniera pesante e regolare, ma anche bella, nel confine della tradizione. La notevole differenza è da imputarsi certamente ai voleri della committenza, che impone allo scultore la verosimiglianza per quanto riguarda la statua del Padre monaco, mentre gli lascia ampia libertà creativa nell’ambito della Via Crucis”.

Eli Riva era già nel pieno possesso del suo mestiere di scultore (superata l’ampia esperienza del cesello), anzi della scultura ‘a taglio diretto’ nel materiale, e questo è l'unico caso in cui produsse bozzetti in gesso da inviare a Carrara per la sbozzatura.

Lo stile dei ‘gruppi’ delle ‘stazioni’ è quello dell’anno 1950, perché già nel 1951 Riva perseguirà una ricerca tra ‘pieni’ e ‘vuoti’ diversa dalla precedente (si vedano le “Ondine”).
Queste di Sant’Elia a Pianisi sono forme piene, dalle sintetiche geometrie, come “L’uomo seduto” o le “Due teste”, appunto del 1950.


Sono gruppi dinamici, impostati su un quadrato di base, visibili da ogni prospettiva, come per ogni buona scultura “a tutto tondo”. L’innato senso di equilibrio di Riva nei rapporti è unito al senso geometrico, con una particolarissima impostazione dell’impianto degli elementi in relazione agli angoli della base di ogni gruppo, innanzitutto mediante la disposizione degli arti inferiori delle figure, l’impianto delle gambe massicce sul quadrato, ciascuna fissata su un angolo del quadrato di base.

Dunque un sostanziale disinteresse per i particolari si affianca ad un pensiero sintetico, appunto di tipo geometrico. E negli ovali dei volti, scevri da particolari e come ‘compressi’, e in quell’obliquarsi del volume, il gioco delle linee e delle direttive puó rimandare all’ascendenza romanica medioevale.
E’ un’opera che si può definire di ispirazione ‘primitiva’.